20 Febbraio 2019

Bio-architettura

I prin­ci­pi del­la bio­e­di­li­zia: costrui­re in armo­nia con l’ambiente

Di Mar­co Grilli

Ritro­va­re l’equilibrio tra natu­ra e uomo anche attra­ver­so l’intervento costrut­ti­vo: è que­sto il prin­ci­pio car­di­ne del­la bio­e­di­li­zia, che con­si­de­ra l’edificio come un orga­ni­smo vivo che deve inse­rir­si natu­ral­men­te nel­lo spa­zio, al fine di limi­ta­re l’impatto ambien­ta­le e garan­ti­re il mas­si­mo benes­se­re psi­co-fisi­co agli indi­vi­dui che lo abitano.

Salu­te, sicu­rez­za e com­fort sono le paro­le chia­ve dell’architettura bio­e­co­lo­gi­ca, che attua il prin­ci­pio del limi­te (inte­so nel sen­so di rispar­mio di risor­se e mini­mo inqui­na­men­to per tut­to il ciclo di vita di un edi­fi­cio), occu­pan­do­si non solo dell’edificazione, ma anche del­la ristrut­tu­ra­zio­ne e dell’intervento sul ter­ri­to­rio. Agen­do in que­sto com­ples­so siste­ma inte­rat­ti­vo e dina­mi­co tra costrui­to e ambien­te cir­co­stan­te, dove le stes­se risor­se natu­ra­li risul­ta­no mate­ria­li fon­da­men­ta­li dell’architettura, la bio­e­di­li­zia si basa in pri­mis su un inda­gi­ne pre­li­mi­na­re tesa a indi­vi­dua­re, misu­ra­re e loca­liz­za­re gli ele­men­ti per­tur­ba­to­ri e inqui­nan­ti che pos­so­no tro­var­si nell’ambiente, nei mate­ria­li e negli impian­ti. Fon­da­men­ta­le è poi l’analisi del­la poten­zia­li­tà ener­ge­ti­ca del sito, da sfrut­ta­re al mas­si­mo gra­do, al fine di ricor­re­re solo a pochi impian­ti tec­no­lo­gi­ci eco­com­pa­ti­bi­li e di crea­re un micro­cli­ma sem­pre gra­de­vo­le, in un ambien­te natu­ra­le riequilibrato.

Costrui­re in modo soste­ni­bi­le è un’esigenza pri­ma­ria del nostro tem­po: basti con­si­de­ra­re che ogni indi­vi­duo tra­scor­re l’80–90% del­la pro­pria esi­sten­za in ambien­ti chiu­si e che gli edi­fi­ci sono respon­sa­bi­li del 40% del con­su­mo ener­ge­ti­co glo­ba­le, all’origine di quel noci­vo inqui­na­men­to che sta cau­san­do il sur­ri­scal­da­men­to glo­ba­le, con dram­ma­ti­che con­se­guen­ze per tut­ta l’umanità. Com­bat­te­re que­sto trend è l’obiettivo del­la bio­e­di­li­zia, che al momen­to dell’edificazione si rifiu­ta di con­si­de­ra­re l’uomo come padro­ne del­la natu­ra, pri­vi­le­gian­do la ricer­ca dell’armo­nia con l’ambiente cir­co­stan­te e la scel­ta di mate­ria­li natu­ra­li non noci­vi né resi inqui­nan­ti, pos­si­bil­men­te repe­ri­bi­li sul posto o pro­ve­nien­ti da bre­vi distan­ze, a bas­so con­su­mo ener­ge­ti­co in tut­to il loro ciclo di vita, dure­vo­li, riu­ti­liz­za­bi­li e riciclabili.

Secon­do i pre­re­qui­si­ti dell’architettura bio­e­co­lo­gi­ca, la costru­zio­ne deve esser posta il più lon­ta­no pos­si­bi­le da fon­ti di inqui­na­men­to elet­tri­co, chi­mi­co e acu­sti­co, così come da even­tua­li e più nasco­ste per­tur­ba­zio­ni pro­ve­nien­ti dal sot­to­suo­lo. In fase di pro­get­ta­zio­ne la mas­si­ma atten­zio­ne si con­cen­tra poi sul­le carat­te­ri­sti­che cli­ma­ti­che del sito (espo­si­zio­ne al sole, dire­zio­ne di ven­ti e cor­ren­ti d’aria, anda­men­to del­le pre­ci­pi­ta­zio­ni ecc.), allo sco­po di orien­ta­re nel modo miglio­re l’edificio, per con­sen­ti­re il mas­si­mo accu­mu­lo ter­mi­co duran­te i mesi fred­di ed evi­ta­re l’eccessivo riscal­da­men­to in quel­li cal­di estivi.

Per quan­to riguar­da la sto­ria di que­sta filo­so­fia del costrui­re, stret­ta­men­te cor­re­la­ta all’ecologia e ai det­ta­mi del­lo svi­lup­po soste­ni­bi­le, biso­gna ricor­da­re che la sua ver­sio­ne moder­na si è svi­lup­pa­ta in Ger­ma­nia a par­ti­re dagli anni ’70 ed è sta­ta fis­sa­ta in 25 prin­ci­pi fon­da­men­ta­li, noti anche come “prin­ci­pi bio­e­di­li” di Sch­nei­der, che qui pro­via­mo a sin­te­tiz­za­re e accor­pa­re in 12 caratteristiche.

Que­sti pun­ti prevedono:

1- edi­fi­ci ben distan­zia­ti tra di loro, costrui­ti su un ter­re­no esen­te da per­tur­ba­zio­ni eco­lo­gi­che (ad esem­pio cam­pi magne­ti­ci sot­ter­ra­nei) e posti in aree ver­di, lon­ta­ne da zone indu­stria­li o segna­te dal traf­fi­co veicolare;

2- un pro­get­to indi­vi­dua­le e a misu­ra fami­lia­re per le case e l’insediamento, che evi­ti con­se­guen­ze socia­li dan­no­se e favo­ri­sca la for­ma­zio­ne di comunità;

3- l’utilizzo di soli mate­ria­li da costru­zio­ne natu­ra­li non sofi­sti­ca­ti e non radioat­ti­vi, a bas­so con­su­mo ener­ge­ti­co ed esen­ti da rischi di inqui­na­men­to duran­te le fasi di pro­du­zio­ne e smal­ti­men­to, che non com­pro­met­ta­no le scor­te di mate­rie pri­me in via di esaurimento;

4- la rego­la­zio­ne dell’umidità in modo natu­ra­le, con pare­ti per­mea­bi­li al vapo­re acqueo e quel­le ester­ne capa­ci di fil­tra­re e neu­tra­liz­za­re gli agen­ti inqui­nan­ti dell’atmosfera;

5- il man­te­ni­men­to in equi­li­brio del­le carat­te­ri­sti­che ter­mi­che più impor­tan­ti (coi­ben­za, accu­mu­la­zio­ne, smorzamento);

6- il mag­gior favo­re per il riscal­da­men­to radian­te con otti­ma­le uti­liz­za­zio­ne dell’energia solare;

7- tem­pi bre­vi per l’asciugatura del­la costru­zio­ne che, una vol­ta com­ple­ta­ta, non deve emet­te­re for­ti odo­ri e vapo­ri tossici;

8- l’adozione di accor­gi­men­ti costrut­ti­vi per pro­teg­ge­re l’edificio da vibra­zio­ni e rumori;

9- la con­ser­va­zio­ne del cam­po elet­tri­co natu­ra­le dell’aria e una ioniz­za­zio­ne fisio­lo­gi­ca, sen­za pro­vo­ca­re alcu­na modi­fi­ca del cam­po magne­ti­co naturale;

10- instal­la­zio­ni ade­gua­ta­men­te scher­ma­te per garan­ti­re l’assenza di cam­pi elet­tro­ma­gne­ti­ci indotti;

11- la non indu­zio­ne di alcun influs­so sul­le radia­zio­ni cosmi­che terrestri;

12- il rispet­to armo­nio­so di misu­re, pro­por­zio­ni e forme.

Anco­ra oggi que­sti prin­ci­pi costi­tui­sco­no il noc­cio­lo duro del­la bio­e­di­li­zia, che con­ti­nua a ricer­ca­re l’integrazione miglio­re tra edi­fi­cio e ambien­te, per con­sen­ti­re di otti­miz­za­re le pre­sta­zio­ni del pri­mo in favo­re del­la qua­li­tà di vita, dell’interesse eco­no­mi­co e del rispet­to dell’ecosistema. L’architettura eco­so­ste­ni­bi­le guar­da inol­tre con favo­re alla geo­bio­lo­gia, orien­ta­ta allo stu­dio dell’influenza dell’ambiente su tut­to ciò che è viven­te, con par­ti­co­la­re atten­zio­ne agli irrag­gia­men­ti cosmi­ci e a quel­li terrestri.

Come è ormai risa­pu­to, infat­ti, il pia­ne­ta Ter­ra è avvol­to da radia­zio­ni elet­tro­ma­gne­ti­che natu­ra­li. Le linee di for­za, gene­ra­te dal cam­po magne­ti­co pro­dot­to dal nucleo metal­li­co ter­re­stre, attra­ver­sa­no la super­fi­cie e si esten­do­no nel­la spa­zio cir­co­stan­te ben oltre i limi­ti più ester­ni dell’atmosfera: l’uomo, coi pie­di sul­la Ter­ra e la testa rivol­ta al cie­lo, fa dun­que da pon­te all’energia cosmi­ca e a quel­la ter­re­stre. Negli ulti­mi decen­ni gli stu­di in ambi­to geo­bio­lo­gi­co si sono note­vol­men­te svi­lup­pa­ti, cat­tu­ran­do anche l’attenzione del­la medi­ci­na, sem­pre più tesa a capi­re la cor­re­la­zio­ne tra l’ubicazione del­le abi­ta­zio­ni e l’insorgenza di alcu­ne pato­lo­gie. In que­sto ambi­to sono sta­te mol­to impor­tan­ti le lun­ghe ricer­che e spe­ri­men­ta­zio­ni del medi­co Ern­st Hart­mann, che han­no dimo­stra­to come ogni esse­re viven­te sia con­ti­nua­men­te sot­to­po­sto a influen­ze deri­van­ti dal suo ambien­te, spes­so all’origine di sta­ti di stress o caren­za di capa­ci­tà immu­ni­ta­ria, che pos­so­no sca­te­na­re anche pato­lo­gie gravi.

Se le attua­li e pre­do­mi­nan­ti tec­ni­che costrut­ti­ve ten­do­no a pri­vi­le­gia­re l’utilizzo del cemen­to arma­to, la bio­e­di­li­zia ripu­dia que­sto mate­ria­le, non solo per­ché duran­te il suo pro­ces­so pro­dut­ti­vo ven­go­no aggiun­te sostan­ze di vario tipo con­si­de­ra­te noci­ve (flui­di­fi­can­ti, anti­con­ge­lan­ti, addi­ti­vi poli­me­ri­ci, cene­ri pro­ve­nien­ti da fil­tri indu­stria­li e per­fi­no sco­rie radioat­ti­ve), ma anche per le que­stio­ni lega­te al cam­po elet­tri­co ter­re­stre. I suoi com­po­nen­ti in fer­ro e accia­io, in assen­za di un’adeguata mes­sa a ter­ra del­le arma­tu­re, costi­tui­reb­be­ro infat­ti la cosid­det­ta “Gab­bia di Fara­day”, che impe­di­reb­be alle cari­che elet­tri­che atmo­sfe­ri­che di pene­tra­re all’interno dell’edificio, per­tur­ban­do quin­di i cam­pi magne­ti­ci natu­ra­li. Tale situa­zio­ne pro­vo­che­reb­be degli squi­li­bri orga­ni­ci, all’origine di nume­ro­se malat­tie dege­ne­ra­ti­ve che col­pi­sco­no l’uomo. D’altronde, è la stes­sa Orga­niz­za­zio­ne mon­dia­le del­la sani­tà (Oms) che ha rile­va­to come le cau­se prin­ci­pa­li dell’inquinamento degli ambien­ti inter­ni vada­no ricer­ca­te nel­le moder­ne tec­ni­che di costru­zio­ne e, in par­ti­co­la­re, nel­le ema­na­zio­ni pro­dot­te da mate­ria­li iso­lan­ti arti­fi­cia­li, qua­li i rive­sti­men­ti sin­te­ti­ci di pare­ti e soffitti.

L’architettura bio­e­co­lo­gi­ca ha mes­so in dub­bio anche la pro­ver­bia­le soli­di­tà del cemen­to arma­to, con­si­de­ra­ti i ripe­tu­ti casi di sgre­to­la­men­to che com­por­ta­no tra l’altro costi ingen­ti per le ripa­ra­zio­ni. Tut­to ciò deri­va da una mino­re resi­sten­za di que­sto mate­ria­le agli attac­chi cor­ro­si­vi, con le bar­re di fer­ro che a con­tat­to con l’ossigeno e l’umidità dell’aria comin­cia­no ad arrug­gi­nir­si e ad aumen­ta­re di volu­me, intac­can­do le strut­tu­re por­tan­ti. Un pro­ble­ma aggra­va­to non solo dall’inquinamento atmo­sfe­ri­co, ma anche dall’impiego in edi­li­zia di mate­ria­li sem­pre più sca­den­ti e di strut­tu­re sot­ti­li, che per­met­to­no alle sostan­ze inqui­nan­ti dell’aria di attac­ca­re più velo­ce­men­te il ferro.

Dal sot­to­suo­lo pro­vie­ne un altro peri­co­lo di nome radon, un gas nobi­le radioat­ti­vo inco­lo­re e ino­do­re, gene­ra­to da alcu­ne roc­ce del­la cro­sta ter­re­stre (gra­ni­ti, poz­zo­la­ne, tufi, lave) e clas­si­fi­ca­to come ele­men­to can­ce­ro­ge­no dall’Agenzia inter­na­zio­na­le per la ricer­ca sul can­cro. Gli ele­men­ti radioat­ti­vi che deri­va­no dal suo natu­ra­le deca­di­men­to risul­ta­no mol­to peri­co­lo­si, poi­ché si fis­sa­no facil­men­te alle muco­se pol­mo­na­ri e pos­so­no pro­vo­ca­re tumo­ri. Per argi­na­re que­sto peri­co­lo (il radon può ritro­var­si anche nei mate­ria­li da costru­zio­ne sia natu­ra­li che deri­va­ti da lavo­ra­zio­ni indu­stria­li), la bio­e­di­li­zia evi­ta iso­la­men­ti e rive­sti­men­ti che com­pro­met­to­no la per­mea­bi­li­tà all’aria del­le pare­ti, cer­can­do di faci­li­ta­re la ven­ti­la­zio­ne dei loca­li abi­ta­ti e di quel­li col­lo­ca­ti sot­to il pia­no abitabile.

La moder­na tec­no­lo­gia ha inol­tre mes­so a pun­to una spe­ci­fi­ca bar­rie­ra anti­ra­don, che può esse­re uti­liz­za­ta sia sugli edi­fi­ci esi­sten­ti che in quel­li in costru­zio­ne. Al di là del­le con­tro­mos­se nei riguar­di di que­sto gas noci­vo e del ripu­dio dei mate­ria­li inqui­nan­ti, l’architettura bio­e­co­lo­gi­ca mira a eli­mi­na­re l’inquinamento indoor in tut­te le sue for­me, da quel­lo acu­sti­co (com­bat­tu­to con l’isolamento) a quel­lo elet­tro­ma­gne­ti­co, dovu­to a elet­tro­dot­ti o ripe­ti­to­ri (in que­sto caso si evi­ta di costrui­re nel­le loro vici­nan­ze) o all’impianto inter­no (in tale situa­zio­ne biso­gna distri­bui­re cor­ret­ta­men­te i pun­ti pre­sa e gli inter­rut­to­ri, appli­ca­re disgiun­to­ri e posi­zio­na­re in modo ade­gua­to i qua­dri elettrici).

Fon­da­ta su un approc­cio mini­ma­li­sta e bio­cli­ma­ti­co, la bio­e­di­li­zia con­tra­sta lo spre­co di risor­se e per­se­gue la mas­si­ma effi­cien­za ener­ge­ti­ca, pri­vi­le­gian­do il ricor­so alle fon­ti rin­no­va­bi­li (foto­vol­tai­co, sola­re ter­mi­co, bio­mas­se, micro-eoli­co, geo­ter­mi­co) e met­ten­do in pra­ti­ca alcu­ni accor­gi­men­ti che riguar­da­no la loca­liz­za­zio­ne, l’orientamento e l’isolamento dell’edificio, la coi­ben­ta­zio­ne dell’involucro edi­li­zio, la scel­ta di mate­ria­li e impian­ti a bas­so con­su­mo di ener­gia, il ricor­so alla pre­fab­bri­ca­zio­ne, non­ché il pie­no sfrut­ta­men­to del­le risor­se natu­ra­li. In meri­to a quest’ultimo aspet­to, solo per fare un esem­pio, il raf­fre­sca­men­to degli inter­ni duran­te i cal­di mesi esti­vi può esser effet­tua­to tra­mi­te una razio­na­le col­lo­ca­zio­ne del­le aper­tu­re, l’utilizzo di con­dot­ti d’aria sot­ter­ra­nei o un’opportuna gestio­ne del­la ven­ti­la­zio­ne e dei movi­men­ti d’aria, evi­tan­do così di ricor­re­re ai cli­ma­tiz­za­to­ri, che sper­pe­ra­no gran­di quan­ti­tà di ener­gia e rap­pre­sen­ta­no un fat­to­re d’inquinamento.

Altro ele­men­to distin­ti­vo dell’edilizia ver­de sono i mate­ria­li eco­com­pa­ti­bi­li, tra cui ci limi­tia­mo a cita­re il legno, il sughe­ro, la lana di vetro, la lana di roc­cia, la lana di cel­lu­lo­sa, la cana­pa, la fibra di lino, la fibra di coc­co, il fel­tro di juta e la cal­ce roma­na. Se solo ci sof­fer­mia­mo su del­le costru­zio­ni tipi­che del­la bio­e­di­li­zia, ossia quel­le in legno, pos­sia­mo elen­ca­re tut­ta una serie di van­tag­gi che esse garan­ti­sco­no, qua­li il mas­si­mo com­fort abi­ta­ti­vo, l’alta pro­te­zio­ne ter­mi­ca, l’assenza di umi­di­tà, l’isolamento acu­sti­co ele­va­to, la pre­fab­bri­ca­zio­ne, la pro­te­zio­ne antin­cen­dio, la dura­bi­li­tà e la for­mi­da­bi­le ecocompatibilità.

In gene­ra­le, la bio­e­di­li­zia com­por­ta costi di costru­zio­ne più ele­va­ti ma garan­ti­sce note­vo­li rispar­mi in meri­to alle spe­se di gestio­ne e manu­ten­zio­ne dell’edificio. Chi sce­glie di vive­re in una casa eco­lo­gi­ca tute­la l’ambiente, limi­ta lo spre­co di risor­se, abbat­te i con­su­mi ener­ge­ti­ci e ridu­ce dra­sti­ca­men­te l’inquinamento dome­sti­co, sen­za rinun­cia­re al com­fort abi­ta­ti­vo. Lun­ga vita all’edilizia verde!

Mar­co Grilli

http://www.eticamente.net/49115/principi-della-bioedilizia-costruire-armonia-lambiente.html

 

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